La realizzazione del Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli si deve all’architetto Giuseppe Cotugno. L’intervento prevede la specializzazione alla funzione spettacolare di uno dei due grandi ambienti posti sul corpo occidentale dell’edificio ed in particolare del vasto ambiente simmetrico all’attuale Biblioteca dell’Istituzione. A tal fine, sulla testata meridionale di questa sala era stato inserito un ampio boccascena rettangolare inquadrante il proscenio avanzato, a sua volta separato, grazie a due ampi pilastri ottocenteschi, dal palcoscenico ricavato nel contiguo ambiente corrispondente all’avancorpo meridionale del fronte dell’edificio prospettante su via Bellini.
I lavori diretti da Cotugno sono documentati dal 1949-50 fino al 1953-54, in concomitanza, peraltro, con le celebrazioni del secondo centenario della fondazione dell’Istituto (1752), nell’ambito delle quali dovette evidentemente originarsi l’iniziativa di dotare l’Accademia di una sala teatrale ad uso degli allievi.
La struttura dovette essere ultimata nel 1954, come documentano gli ultimi pagamenti per i lavori di completamento.
L’originario assetto della sala è attestato da una fotografia pubblicata da Costanza Lorenzetti nel suo ampio rendiconto sull’istituzione napoletana. L’immagine è anche utile per ricondurre a questa fase la chiusura degli ampi finestroni dell’auditorio prospettanti su via Bellini, chiusura necessaria per un congruo isolamento acustico e visivo dello spazio. Come ancora oggi, l’ingresso all’auditorio avveniva attraverso tre porte comunicanti su una lunga sala suddivisa in campate coperte da volte a crociera, residuo dell’antica struttura conventuale. La copertura della platea comprendeva un sistema di pannelli a profilo concavo, degradanti in altezza dal boccascena verso l’estremo opposto dell’ambiente. Utilizzata per migliorare la resa acustica del teatro, la struttura presentava un raccordo concavo con l’elemento trabeato del boccascena.
Modifiche a questo assetto furono apportate nel 1964, quando, su iniziativa dei professori Giovanni Girosi e Salvatore Michelino, docenti dell’Accademia, furono eliminate le infrastrutture teatrali – ovvero sipario, siparietto e ribalta – e soppresso il proscenio avanzato, rimettendo in luce l’arco e i due pilastri ottocenteschi che ancora oggi separano l’auditorio dalla scena.
Ulteriori trasformazioni sono state effettuate tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, sotto la supervisione del Prof. Tony Stefanucci. A seguito del crollo di una parte della controsoffittatura costruita da Cotugno, le trasformazioni riguardarono la totale rimozione di quest’ultima e della pedana inclinata della platea, egualmente danneggiata.
A partire dalla sua inaugurazione, il teatro è stato utilizzato soprattutto per gli spettacoli degli allievi delle scuole di Scenografia, così costituendo, peraltro, un raro esempio di spazio teatrale attivo all’interno delle Accademie di Belle Arti della penisola.
La sala è stata di recente ammodernata secondo il progetto (2008) redatto dallo Studio Alvisi- Kirimoto Partners di Roma ed è stata riaperta ufficialmente al pubblico l’otto giugno 2010 con l’intitolazione ad Antonio Niccolini.
L’intervento ha riguardato la riapertura delle ampie finestre dell’auditorio e ha inteso recuperare, limitatamente alla sala, l’originale trasparenza della facciata alviniana, consentendo, peraltro, anche lo svolgimento di riunioni e spettacoli diurni con luce naturale.
il teatro antonio niccolini