Quando ho incontrato Luca de Filippo in Accademia, di fronte alle illustrazioni dedicate da Violante Varriale a una delle poesie più belle di suo padre, ho riconosciuto negli occhi del figlio l’eredità del padre, quella capacità di dire senza parole, di raccontare senza voce recitante. Ho visto la commozione e l’orgoglio, la gioia e il riconoscimento, il senso dell’appartenenza a una storia più grande, che è la storia di tutti noi. L’incontro tra Luca de Filippo, la Fondazione Eduardo De Filippo e l’Accademia di Belle Arti di Napoli è stato naturale, senza orpelli, nel segno di una comune identità, intorno all’idea del progetto. Per un anno Luca ha trovato nell’Accademia di Napoli un luogo accogliente, una nuova casa, e l’Accademia ha trovato in Luca un maestro, ma anche un amico, una persona di famiglia, che ha lasciato una traccia importante, che non potremo mai dimenticare e che ci sembra giusto restituire attraverso le sue stesse parole, le ultime che Luca ha voluto donarci.
Giuseppe Gaeta
Nel dicembre del 2014 sono stato ospite dell’Accademia di Belle Arti per definire accordi relativi alle attività legate alla nascente scuola di recitazione del Teatro Stabile da me diretta. In quell’occasione ebbi modo di rendermi conto che l’Accademia di Belle Arti di Napoli è un luogo straordinario, nel quale l’entusiasmo e la vitalità giovanile, fondendosi con il rigore dell’impegno scientifico degli insegnamenti ivi impartiti, danno vita ad una realtà di eccellenza con la quale è un piacere mettersi in relazione.
Ed è perciò che la Fondazione Eduardo De Filippo ha avviato con essa un percorso per future e più intense collaborazioni. In quella circostanza mi furono mostrati i disegni di Violante Varriale, una giovane promettente artista che aveva illustrato la poesia “O’mare” in occasione delle celebrazioni del trentennale della scomparsa di Eduardo, e mi sono davvero emozionato davanti alla delicatezza ed al tempo stesso all’incisività del suo tratto tanto da non esitare, proprio perché mi sembrava il giusto punto d’arrivo di questa intuizione artistica, a proporre la stampa di questa cartella. I motivi del mio legame nei confronti di questi versi sono tanti: la voce di mio padre che da pacata e serena si anima vivacemente, in un crescendo che rende viva l’immagine di questo mare che assume sembianze umane; i ricordi delle giornate estive trascorse a Ischia, quando una improvvisa “buriana” la faceva apparire come una roccaforte presa d’assalto da mani impetuose e desiderose di possederla; e quelli delle giornate autunnali quando da Posillipo vedevo questo mare che pigramente si lanciava sugli scogli.
“O’ mare nun accide”, perché ti accoglie e rimanda a quella condizione ancestrale della nascita dell’uomo, tanto naturale che non può esserti nemica. Ed è qui che il realismo dei versi si fa da parte per dare spazio al tratto onirico della loro musicalità, e lo trasforma in creatura umana; ma nonostante ciò, e benché esso tiri fuori mani, gambe, spalle che diventano nella loro immagine trasognati elementi di incubo, “o’mare” non fa paura, “o’mare sta facenno o’mare”.
Napoli, Novembre 2015
Luca De Filippo
Presidente Fondazione Eduardo De Filippo